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Finanza Sostenibile, L’Europa S’è Desta, E L’Italia?
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Un luglio caldissimo, non solo per la temperatura ma anche per la finanza sostenibile. Al G20 Finance di Venezia sin dalle prime battute è stato chiaro che la finanza climatica avrebbe impegnato non poco i ministri delle Finanze e i governatori delle Banche Centrali.

Carbon Tax, ora o mai più. Le parole di Paolo Gentiloni al G20 ben riassumono la forte spinta dell’Europa per una tassazione green, a pochi giorni dalla pubblicazione della sua nuova Sustainable Finance Strategy e alla presentazione del suo pacchetto Fit for 55, due tasselli fondamentali che hanno dato ordine, forma e sostanza alla strategia europea di decarbonizzazione.

A dicembre 2019 il Green Deal ha fissato la roadmap che porterà l’Europa a essere il primo continente carbon neutral al 2050, passando per una riduzione del 55 per cento delle emissioni di CO2 al 2030.

A settembre 2020, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato di voler destinare il 37 per cento dei 750 miliardi di euro del Next Generation EU alla realizzazione del Green Deal, dando una chiara indicazione agli Stati membri: la ripresa dell’economia post Covid dovrà essere una Green Recovery.
Lo scorso 28 giugno l’Europa ha approvato la Legge sul Clima e il target – 55 per cento di CO2 al 2030 è diventato vincolante per l’Unione europea.

Con la nuova Strategy for financing the transition to a sustainable economy la Commissione sta definendo delle scorecard per indirizzare le energie della finanza verso il Green Deal, convogliando gli investimenti in settori e tecnologie sostenibili. Vengono definiti chiari standard per la finanza, in base al lavoro avviato il 12 luglio 2020 con la Taxonomy Regulation. La tassonomia europea è la classificazione delle attività finanziare sostenibili “scremate” in base ai vantaggi che creano per clima e ambiente.

Rispetto ad un anno fa, l’Europa ha dotato la finanza di strumenti operativi per aumentare il contributo al Green Deal. In primis, la nuova strategia di finanza sostenibile individua le iniziative per affrontare il cambiamento climatico e aumenta gli investimenti nella transizione dell’economia. Indica quattro principali aree in cui il mondo della finanza dovrà rafforzarsi, ovvero: finanziamenti per la transizione, inclusività, resilienza e contributo al target Green Deal e promozione del consenso.

La Commissione ha proposto un Green Bond Standard, un modello volontario da applicare alle obbligazioni che finanziano investimenti sostenibili. L’obiettivo è far crescere il mercato delle obbligazioni verdi offrendo un gold standard alle Istituzioni e alle imprese per finanziare progetti che rientrano nei criteri di sostenibilità.

Questi requisiti dovranno essere chiari e espliciti, nell’ottica di scoraggiare il greenwashing. A tal fine, ecco la terza novità; l’introduzione del Delegated Act che stabilisce quali informazioni sulla sostenibilità le società finanziarie e non finanziarie sono tenute a divulgare, valutando le attività in base a Key Performance Indicators (KPIs).

Gli investitori disporranno di una informativa più chiara e trasparente sulle performance ambientali di beni e attività, sarà più facile comparare le iniziative in base al loro contributo al Green Deal.

Il 14 luglio la Commissione europea ha presentato il Fit for 55 Package, le proposte su energia e clima che entreranno in vigore gradualmente e daranno architettura normativa al Green Deal.

Il Pacchetto è pensato per creare sinergie tra i tre elementi chiave della decarbonizzazione – norme, obiettivi e prezzo della CO2 – calibrandoli in coerenza con il target del 2030 (-55 per cento di CO2) e la neutralità carbonica al 2050.

Tra le misure vi è il rafforzamento e l’estensione a nuovi settori dell’Emission Trading System (ETS). Nato nel 2005, il meccanismo europeo di scambio delle quote di emissione è il primo e il più ampio mercato mondiale della CO2, mette un prezzo alle emissioni di carbonio del settore energetico e dell’industria e verrà ora esteso al trasporto marittimo.

Per i settori del trasporto su strada e del riscaldamento e raffreddamento degli edifici, invece, verrà avviato un ETS separato e autonomo, con regole di funzionamento allineate all’ETS già esistente, ma affinate e coerenti rispetto alle specificità dei due settori.

Insieme all’estensione dell’ETS, il Fit for 55 propone una revisione del poco noto Effort Sharing Regulation. Queste novità dovrebbero far rientrare sotto il principio chi inquina paga anche altri settori – tra cui trasporto, edilizia, agricoltura, industria non ETS e rifiuti – che insieme rappresentano quasi il 60 per cento delle emissioni europee di CO2.

Il nuovo pacchetto annuncia l’avvio del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), un meccanismo per mettere un prezzo alle emissioni di frontiera, quelle che vengono importate in Europa attraverso i beni e i servizi.

L’intento è tutelare la competitività delle industrie europee dal dumping ambientale e ridurre l’effetto carbon leakage, dato che cesserebbe il vantaggio economico di produrre in Paesi meno sostenibili.

È presto per delineare i connotati definitivi del Fit for 55; le misure saranno oggetto di mesi di negoziati. Di certo, cambieranno nel profondo le regole del gioco, non solo in Europa.

L’Italia degli Azzurri è appena passata alla storia diventando Campione d’Europa. Sapremo fare lo stesso per la ripresa sostenibile del Paese? Riuscirci significa vincere ben 528 milestone nei prossimi 6 anni.

Per non perdere i 191,5 miliardi che arriveranno dall’Europa dobbiamo rispettare le scadenze e realizzare i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quasi il 40 per cento delle risorse del Pnrr dovranno promuovere la transizione ecologica e fare da leva per gli investimenti privati.

Il settore elettrico italiano è pronto a contribuire al Green Deal investendo 100 miliardi di euro nei prossimi 9 anni. Ma per fare goal servirebbero drastiche semplificazioni degli iter autorizzativi per gli impianti e le reti.

Con la burocrazia attuale, agli Europei del permitting gli italiani perdono con tutti. Abbiamo i costi più alti d’Europa per gli iter autorizzativi e i tempi più lunghi. In media un’autorizzazione per un impianto rinnovabile arriva con 6 anni di ritardo.

Elettricità Futura ha proposto misure concrete per semplificare la burocrazia, per decarbonizzare e rilanciare gli investimenti.

 

Questo articolo è stato pubblicato su Nuova Energia, numero 3-2021

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