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La Transizione Energetica è Una Rivoluzione Industriale

Condivido con i lettori del Blog questa mia lunga intervista pubblicata su GEA Agency e condotta da Giuliano Zulin.
Mi è stato chiesto di spiegare diversi aspetti della transizione energetica, dalle soluzioni tecnologiche ai fattori normativi e regolatori che abilitano questo cambiamento epocale, un percorso necessario a fronte dell’emergenza climatica ma anche foriero di notevoli opportunità per la sicurezza dei Paesi, la stabilità finanziaria e la competitività industriale.

Presidente Re Rebaudengo, le rinnovabili possono garantire l’autonomia energetica dell’Europa?
“L’Europa ha indicato già da anni la traiettoria della decarbonizzazione come percorso per risolvere l’emergenza del cambiamento climatico e per aumentare la competitività industriale. Lo ha fatto prima con il Pacchetto 20-20-20, poi con il Green Deal, con il Fit for 55 e adesso con il REPowerEU, che accelera la transizione energetica e aumenta gli obiettivi rinnovabili al 2030 per guadagnare indipendenza, una priorità resa ancora più urgente dopo lo scoppio della guerra della Russia contro l’Ucraina, e confermata dalla nuova guerra in Medio Oriente. Le energie rinnovabili hanno già dimostrato di poter dare un importante contributo all’autonomia energetica e alla sicurezza economica dell’Europa, e anche dell’Italia. Irena ha sottolineato che grazie allo sviluppo delle energie rinnovabili avvenuto negli ultimi 20 anni, l’Europa ha risparmiato circa 180 miliardi in un solo anno, il 2022, grazie al minor ricorso ai combustibili fossili per l’approvvigionamento del settore elettrico”.

E l’Italia?
“Nel 2022 ha risparmiato 25 miliardi grazie alle rinnovabili, che attualmente rappresentano ancora soltanto il 43% dell’elettricità. Portare le rinnovabili all’84% del mix elettrico, come prevede il Piano elettrico 2030 elaborato da Elettricità Futura in coerenza con il REPowerEU, significa davvero aumentare la sicurezza energetica e rafforzare l’economia dell’Italia. Per centrare il target 84% elettricità rinnovabile e creare oltre 360 miliardi di euro di benefici economici e 540.000 nuovi posti di lavoro in Italia, occorrono 143 GW di potenza rinnovabile installata e 80 GWh di accumuli di grande taglia entro il 2030, e bisogna anche rendere strutturale il meccanismo della capacità e sviluppare la rete elettrica. E per arrivare a 143 GW installati, dobbiamo realizzare 12 GW di nuova potenza rinnovabile all’anno in Italia. Quindi, nel periodo 2024-2030 dobbiamo installare almeno 84 GW, di cui 56 GW di fotovoltaico, 26 GW di eolico e 2 GW di idroelettrico, bioenergie e geotermico”.

 Idrogeno e nucleare. Quanto sono concrete queste due opzioni? Quanto sono compatibili con le rinnovabili?
“L’Italia ha stabilito dei chiari obiettivi di decarbonizzazione, in coerenza con i target fissati a livello europeo, che devono essere raggiunti entro il 2030 attraverso un percorso che consenta di rispettare le tempistiche, minimizzare i costi e massimizzare i benefici economici, occupazionali, ambientali. Certamente, raggiungere il target di decarbonizzazione al 2030 richiede un ventaglio di soluzioni energetiche, non c’è un’unica tecnologia che risolverà tutto. Significa che adesso dobbiamo (e ci conviene) spingere al massimo le tecnologie più mature e competitive, ovvero le rinnovabili. In parallelo, investiamo nella ricerca e nello sviluppo delle soluzioni più innovative, che potremo impiegare, negli ambiti più opportuni, quando saranno pronte ad essere implementate a prezzi sostenibili e competitivi”.

La transizione necessita di maxi investimenti nelle reti, negli stoccaggi di energia rinnovabile e nell’adeguamento del sistema produttivo alle nuove fonti energetiche. C’è il rischio che qualche industria, magari energivora, non riesca a arrivare al traguardo del 2030 e poi del net zero?
“Nel settore elettrico, le imprese italiane sono pronte a investire oltre 300 miliardi di euro per raggiungere il target 2030. La transizione energetica è una vera e propria rivoluzione e da imprenditore sono convinto che la lungimiranza, la capacità di visione e i valori d’Impresa siano fattori determinanti per compiere scelte strategiche, gestire i cambiamenti e trasformarli in opportunità di crescita e innovazione industriale. Non so prevedere con esattezza se qualche industria corra o meno il rischio di non arrivare in tempo a raggiungere il traguardo. Con certezza, invece, posso dire che abbiamo esempi concreti a livello nazionale di come sia possibile attuare la riconversione sostenibile delle industrie, anche le energivore. Abbiamo l’esempio dell’italiana Duferco: ha di recente inaugurato il primo e il più grande impianto di acciaio laminato in Europa alimentato al 100% da energia rinnovabile che dà lavoro a oltre 150 persone. È grazie al know-how sviluppato in una attività decennale che è stato possibile realizzare questo impianto e ottimizzare l’efficienza complessiva del processo industriale”.

Anche la Bce dice che gli Stati, già iperindebitati, non possono finanziare la transizione. Christine Lagarde invoca incentivi per investimenti privati. Servirebbe un grande fondo europeo come l’Ira statunitense? Sarebbe comunque altro debito…
“Le risorse pubbliche non potranno accelerare la transizione certamente da sole, né devono. Il loro compito principale è essere da stimolo per attivare gli investimenti privati, che, ripeto, nel settore elettrico ad esempio sono pronti a partire. Forse, prima di preoccuparci di come fare a trovare risorse aggiuntive, sarebbe doveroso gestire nel migliore dei modi i fondi già disponibili. L’aggiornamento del Pnrr con l’inclusione del capitolo REPowerEU stanzia dei fondi per accelerare la transizione energetica e fissa degli obiettivi da raggiungere attraverso progetti da realizzare con precise tempistiche, pena la restituzione dei fondi. Il vero ‘nocciolo’ della questione è: l’Italia è sulla buona strada per garantire il passaggio dalle risorse ai cantieri, e per farlo nei tempi stabiliti?”.

Lei come la vede?
“Siamo a dicembre 2023, non sono stati pubblicati i decreti (ad esempio Comunità energetiche, idrogeno e agrovoltaico), mancano tutti i bandi che servono per allocare le risorse del Pnrr e rendere note alle imprese le condizioni e le modalità per poter accedere ai fondi e realizzare i progetti entro il 2026, una scadenza perentoria. Se alla vigilia del 2024 non disponiamo di questi elementi, è lecito domandarsi, con non poche preoccupazioni: come sarà possibile realizzare i progetti entro giugno 2026? Questi stessi timori li ha sollevati anche l’Ocse. Dalle sua Prospettive economiche presentate a Parigi il 29 novembre, emerge che l’Italia è in ritardo nella realizzazione dei progetti relativi alla misura Next Generation EU e rischia di perderne i fondi. E a proposito di fare ulteriore debito, vorrei ricordare che la maggior parte della nuova capacità fotovoltaica installata in Italia è fatta da piccoli impianti finanziati con il Superbonus. Mentre gli investimenti privati nei grandi impianti rinnovabili restano bloccati dalla burocrazia, cioè non realizziamo i progetti che consentono di abbassare i costi dell’energia. Infatti, l’energia elettrica prodotta con gli impianti fotovoltaici ‘utility scale’ costa meno della metà dell’elettricità generata dagli impianti fotovoltaici sui tetti”.

Il nemico pubblico numero uno delle imprese in questo momento è il credito più caro per fare investimenti o la burocrazia europea e italiana che fa perdere tempo e quindi lievitare i costi?
“Le imprese anche della transizione energetica affrontano più difficoltà. Sono aumentate le spese per la logistica, è salito il costo delle materie prime, il costo del denaro è triplicato. In aggiunta, a far lievitare i costi concorrono anche le lungaggini autorizzative. Su alcune leve non abbiamo pieno controllo, dipendono anche da dinamiche internazionali. Ma la burocrazia e alcuni meccanismi che regoliamo a livello nazionale sono nel nostro raggio d’azione, ed è bene che si evolvano al contesto attuale che è profondamente cambiato negli ultimi anni”.

 Può fare qualche esempio?
“Prendiamo il funzionamento delle aste per le rinnovabili, che sono un meccanismo nato per favorire lo sviluppo di nuovi impianti rinnovabili e attrarre investimenti, garantendo programmazione e competitività. Il meccanismo delle aste competitive per le rinnovabili in Italia non si è evoluto in coerenza con questi fattori, come più volte denunciato da Elettricità Futura. E’ un bene che nei prossimi bandi sarà implementata la nostra proposta di adeguare le tariffe all’inflazione, come hanno già fatto altri Paesi europei. Ad esempio, la Germania ha aumentato del 25% la tariffa di riferimento nel 2023 per l’eolico onshore e il fotovoltaico a terra. La Francia ha implementato un sistema di adeguamento annuale delle tariffe per tenere conto dell’aumento dei prezzi delle materie prime e del costo del lavoro. Positivo quindi che anche in Italia verranno adeguate le tariffe all’inflazione, ma restano altri problemi nelle aste da risolvere”.

Quali?
“Per esempio, attualmente vengono esclusi dalle aste gli impianti fotovoltaici nelle aree agricole non utilizzate, una limitazione che frena gli operatori a partecipare alle aste. Anche risolvendo questi problemi, ci sono importanti questioni aperte da smarcare con urgenza per far ripartire gli investimenti delle imprese nei progetti della transizione energetica. C’è da mettere a posto il quadro normativo per le aree idonee ad ospitare i nuovi impianti rinnovabili, ovvero quelle aree in cui si dovrebbe poter realizzare un impianto con tempistiche ridotte di un terzo. Servirebbe anche un riordino delle numerose semplificazioni avviate, rendendole organiche in un Testo Unico. Andrebbe anche migliorato il coordinamento tra i diversi livelli di governance coinvolti nelle autorizzazioni dei nuovi progetti. Il problema della saturazione virtuale della rete di trasmissione è molto sentito dalle nostre imprese associate e andrebbe risolto il prima possibile, come è emerso anche durante la nostra Assemblea pubblica a cui hanno presenziato il ministro Pichetto Fratin e il ministro Sangiuliano. Abbiamo più volte segnalato la necessità di trovare nuovi criteri di connessione alla rete di Terna affinché i progetti con basi solide dal punto di vista tecnico e finanziario possano avere certezza di realizzazione. Sono confidente sulle proposte indicate dalla stessa Terna, tra cui migliorare il sistema di gestione delle connessioni, aumentare il corrispettivo, semplificare la disciplina di decadenza e rafforzare l’interazione tra il Gestore di rete, le Regioni e i Comuni”.

Ultimamente avete anche posto l’accento sul mondo della bioenergia…
Re Rebaudengo (Elettricità Futura): Imprese pronte a investire 300 mld in transizione, sbloccare burocrazia “Va al più presto sistemato il quadro normativo per le bioenergie, un comparto fondamentale davvero in difficoltà tra l’aumento dei costi della materia prima, l’incertezza delle prospettive future degli impianti, i programmi di massimizzazione che esauriscono i propri effetti, i minimi garantiti ancora da attuare e i vincoli imposti dalla RED III. Elettricità Futura, nella recente audizione annuale Arera, ha ribadito l’importanza di trovare al più presto una soluzione all’assegnazione di un’integrazione ai ricavi delle bioenergie. Bisogna anche rendere strutturale il meccanismo della capacità. In Italia, ad oggi, si discute di una possibile revisione della disciplina dopo il 2024, tuttavia non ci sono al momento previsioni concrete sul futuro del meccanismo e sulla possibilità di nuove aste. Ne risulta una forte criticità per gli operatori che devono mantenere attivi gli impianti, in un contesto già difficile tra ondate di siccità e necessità di raffreddamento degli impianti. Sappiamo che Terna avvierà presto una consultazione sul tema. Ne vedremo con attenzione i contenuti e forniremo come sempre il nostro contributo. L’unione di un mercato della capacità strutturale, non temporaneo, e delle aste per gli accumuli, di cui è in corso in questo momento la consultazione Terna, è una leva fondamentale per permettere la transizione energetica garantendo l’integrazione nel mercato, in condizioni di sicurezza per il sistema”.

Questo articolo è stato pubblicato su geagency.it – dicembre 2023

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