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La Transizione Energetica Per Il Rilancio Dell’Italia
  • Notes

Ho aperto i lavori dell’Assemblea Pubblica di Elettricità Futura, la principale Associazione del mondo elettrico italiano che ho l’onore e la grande responsabilità di presiedere. Condivido il mio discorso introduttivo, nel quale ho ripercorso le grandi opportunità aperte dalla transizione energetica e le irrimandabili azioni da compiere per realizzarla. Non sprechiamo un’occasione unica, rilanciamo l’Italia!

“Ci rincontriamo oggi, coraggiosamente in presenza ma anche nel web, per guardare oltre la crisi e realizzare la transizione energetica e digitale come suggerisce il titolo di questo Festival “Il verde e il blu”, volto ad unire le politiche verdi (economia green, circolare e dello share) alle politiche blu (economia digitale e dell’informazione). Il mio sentito ringraziamento va ad Alessandro Beulcke e alla sua squadra, al Presidente Besseghini e al Presidente Vetrò, alle Istituzioni che interverranno e ai tanti colleghi presenti e collegati.

Credevamo di rimanere sani in un mondo malato”. È stata la frase pronunciata da Bergoglio nella piazza di San Pietro deserta qualche mese fa. Un monito importante in un momento difficile per il mondo, per il nostro Paese e le nostre imprese. Per salvaguardare la vita delle persone è necessario salvaguardarne la salute. Vale lo stesso per l’ambiente.

Non abbiamo mai vissuto una congiuntura politica europea così favorevole alla transizione energetica, come quella che si sta delineando in queste settimane. La transizione energetica, la digitalizzazione e l’aumento della resilienza economica e sociale sono gli ingredienti per la ripresa attraverso il Recovery Fund. La recente proposta di ridurre le emissioni di gas serra rispetto al 1990 dall’attuale 40% ad almeno il 55% al 2030, da parte della Presidente della Commissione (Ursula von der Leyen) è un segnale forte e tangibile.

Per il settore elettrico costituisce un’opportunità per rafforzare il percorso di decarbonizzazione, innovazione tecnologica e adeguamento delle reti. Il Green Deal, secondo le prime stime, potrà mobilitare da qui al 2030 nel solo settore elettrico fino a 100 miliardi di euro di investimenti complessivi e fino a 50.000 nuovi occupati permanenti.

Il nostro Paese ha una nuova occasione. L’economia italiana è stata tra le più colpite dal Coronavirus. L’industria dell’elettricità si è dimostrata resiliente all’emergenza: ha mantenuto in sicurezza il sistema, garantito l’affidabilità del servizio e tutelato la salute dei lavoratori. Questi traguardi sono stati possibili grazie ad uno straordinario impegno da parte delle aziende del settore e ai notevoli investimenti, effettuati in questi anni, per accrescere l’innovazione e la digitalizzazione delle reti e la flessibilità del sistema.

L’intera filiera elettrica è pronta per affrontare la transizione energetica.

Il nuovo target di decarbonizzazione europeo dovrà portare una revisione del PNIEC italiano con:

    • un incremento della quota di consumi di energia elettrica da fonti rinnovabili che potrebbe giungere al 70%;
    • almeno 65 GW di nuova potenza da fonti rinnovabili;
    • un’accelerazione delle misure per l’efficienza energetica;
    • un aumento del contributo delle rinnovabili nei trasporti.

Per poter mettere in moto il Green Deal serve una forte volontà politica. Le norme approvate nel DL Semplificazioni, seppur importanti, non sono purtroppo ancora sufficienti per permettere la realizzazione di 6,5 GW di nuova capacità di generazione all’anno necessaria per raggiungere il nuovo target europeo. La media degli ultimi 2 anni di nuovi impianti realizzati è stata infatti intorno a 1 GW.

È irrimandabile che il Governo adotti una nuova visione a favore dell’ambiente e del progresso e si apra all’ascolto delle istanze del mondo produttivo e sparisca il fenomeno del NIMTOO (Not In My Term Of Office).
È irrimandabile che i funzionari delegati al permitting degli impianti necessari alla transizione energetica ricevano chiare istruzioni rispetto agli obiettivi del Green Deal.
È irrimandabile che politica e imprese lavorini insieme per aumentare l’accettazione degli impianti sul territorio e ridurre il fenomeno NIMBY (Not In My Back Yard).

Solo se il nuovo scenario di decarbonizzazione sarà davvero condiviso dal Governo e da chi deve rilasciare le autorizzazioni e si instaurerà un atteggiamento di generale favor per questi progetti, riusciremo a cogliere l’incredibile opportunità di lavoro e di salvaguardia dell’ambiente che potrebbe generare dal Green Deal.

La chiarezza di visione strategica e la velocità di esecuzione rappresentano il binomio per vincere le sfide che ci attendono.

Dobbiamo guardare avanti e lavorare, come sistema Paese, per riuscire ad usare, come indicato dalla Presidente Ursula von der Leyen, il 37% del Recovery Fund per favorire la transizione energetica, l’efficientamento del patrimonio edilizio, la digitalizzazione e lo sviluppo di nuove tecnologie. Per farlo auspichiamo l’introduzione di una cabina di regia centrale che controlli chi (tra Regioni o Ministeri) non rispetta i tempi assegnati e dobbiamo evitare il rischio di vederci ritirare i finanziamenti europei finiti fuori tempo massimo o addirittura non assegnati per carenza di piani adeguati.

Se non vogliamo rimanere incatenati in una fase di depressione secolare per il nostro Paese dobbiamo avere velocità di esecuzione, e adottare in tempi brevi le opportune e coerenti misure per favorire la transizione energetica. Alcuni dei temi urgenti:

    • autorizzazioni per il revamping e repowering degli impianti eolici;
    • partecipazione alle aste GSE per impianti fotovoltaici su aree agricole non utilizzate;
    • proroga delle grandi concessioni idroelettriche funzionale a favorire un nuovo ciclo di investimenti e semplificazione per gli impianti di piccole dimensioni;
    • autorizzazioni rapide per gli impianti necessari al raggiungimento del phase-out del carbone;
    • sostegno al mantenimento in esercizio degli impianti di bioenergie e alle tecnologie innovative tramite un DM FER dedicato;
    • l’allungamento al 2030 delle aste GSE;
    • semplificazione normativa per gli impianti di microcogenerazione;
    • avvio di una normativa che disciplini la realizzazione e la messa in esercizio dei sistemi di storage;
    • sviluppo e promozione dei PPA, di un fondo di stabilizzazione e della piattaforma di mercato dedicata;
    • revisione e semplificazione delle regole sui Certificati Bianchi per favorire l’efficienza energetica e sui certificati di immissione al consumo per il biometano.

Non dobbiamo farci trovare impreparati al cambiamento. È fondamentale per l’Italia riportare i temi di sviluppo e dell’industria al centro del dibattito e dell’Agenda d’azione.

Il delicato momento storico che stiamo vivendo ci motiva e ci responsabilizza ancora di più verso il potenziale che il settore elettrico può esprimere.

Elettricità Futura vuole collaborare con le istituzioni, le amministrazioni, le forze sindacali, i centri di ricerca e le università per accelerare la transizione energetica.

Se vince la transizione, vince l’ambiente, vincono le persone, vince il futuro del nostro Paese.

Noi la vogliamo fare! Adesso!”

 

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