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L’Appello Di Elettricità Futura A Tutti I Partiti Politici: Necessario Correggere Il DM Aree Idonee, Pena Il Blocco Delle Rinnovabili E Di 320 Miliardi Di Investimenti In Italia

di Agostino Re Rebaudengo, Presidente Elettricità Futura 

Dopo la lettera ai Ministri Pichetto Fratin, Sangiuliano e Lollobrigida, Elettricità Futura scrive alle forze politiche per chiedere di modificare la bozza di Decreto Aree Idonee ad ospitare i nuovi impianti rinnovabili: l’obiettivo è evitare lo stop alla transizione energetica e gravi danni all’economia italiana. 

Elettricità Futura, la principale Associazione dell’industria elettrica italiana che rappresenta oltre il 70% del mercato elettrico, rivolge un appello a tutte le forze politiche del Paese affinché intervengano e lavorino con il Governo per risolvere le gravi criticità contenute nella bozza di Decreto Ministeriale Aree Idonee.  

In assenza di correttivi, questo Decreto fermerà lo sviluppo delle rinnovabili e della filiera industriale in Italia e bloccherà investimenti per 320 miliardi di euro, rendendo impossibile raggiungere il target nazionale di decarbonizzazione.  

Abbiamo già condiviso con il Governo osservazioni puntuali sulla bozza di DM Aree Idonee, inviando una lettera ai Ministri Gilberto Pichetto Fratin, Gennaro Sangiuliano e Francesco Lollobrigida.  

È fondamentale che tutti i Partiti politici, al Governo e all’opposizione, siano parte attiva per far avanzare la transizione energetica, una priorità anche per l’Italia. Servono senso di responsabilità, unità d’intenti e compattezza per risolvere le urgenti necessità del Paese: aumentare la sicurezza e l’indipendenza nazionale, rilanciare la competitività dell’economia italiana e l’occupazione e contrastare la grave emergenza climatica.  

Inserendo nell’aggiornamento del PNRR gli obiettivi del REPowerEU, l’Italia conferma l’impegno a raggiungere – nei tempi previsti – gli obiettivi di decarbonizzazione (condizione per l’accesso alle risorse finanziarie europee) e la determinazione a promuovere la transizione energetica. 

Più che mai in questo frangente, non possiamo permetterci provvedimenti che vadano nella direzione opposta, dovendo, peraltro, recuperare il forte ritardo che l’Italia sta accumulando nelle rinnovabili sia rispetto al target 2030 sia rispetto agli altri Paesi europei. 

Questa è davvero l’”Ultima chiamata per le rinnovabili nel nostro Paese”, come l’autorevole Politecnico di Milano ha sottotitolato lo studio sulla situazione delle rinnovabili in Italia e le barriere burocratiche alla transizione energetica.  

Apprezziamo che con l’adozione del DM Aree Idonee il Governo colmerà un ritardo normativo ereditato dal precedente esecutivo, ma in assenza di modifiche alla bozza resa pubblica, questo provvedimento invece di ridurre di un terzo le tempistiche autorizzative per le rinnovabili le ostacolerà ulteriormente. 

IRENA, in un suo recente studio, ha sottolineato che grazie allo sviluppo delle energie rinnovabili avvenuto negli ultimi 20 anni, l’Europa ha risparmiato circa 180 miliardi in un solo anno, il 2022, grazie al minor ricorso ai combustibili fossili per l’approvvigionamento del settore elettrico.   

Senza il parco rinnovabili europeo, quindi, lo shock economico dovuto all’aumento dei prezzi dei fossili sarebbe stato estremamente peggiore e, molto probabilmente, ben al di là della capacità dei Governi di attenuarlo con finanziamenti pubblici, uno scenario particolarmente disastroso per l’Italia, il Paese europeo con la maggiore dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili dalla Russia.  

Per centrare gli obiettivi del REPowerEU, Elettricità Futura ha elaborato il Piano 2022-2030 di sviluppo del settore elettrico, un percorso di indipendenza energetica che mira a raggiungere l’84% di rinnovabili nel mix elettrico italiano rispetto al 37% del 2022, riducendo del 75% le emissioni di CO2 del settore elettrico (rispetto al 1990).   

Il Piano prevede di installare 85 GW di impianti rinnovabili al 2030 e di creare 360 miliardi di benefici per la nostra economia e 540.000 nuovi posti di lavoro in Italia.  

A fronte dei notevoli benefici economici, occupazionali e climatici, è minimo il fabbisogno di aree per realizzare gli impianti rinnovabili necessari a raggiungere il target REPowerEU per il settore elettrico: 85 GW di rinnovabili richiedono solo lo 0,3% del territorio italiano.   

La bozza di DM Aree Idonee indica un obiettivo nazionale di 80 GW di nuove rinnovabili nel periodo 2022-2030, un target sostanzialmente in linea con il Piano 2030 del settore elettrico elaborato da Elettricità Futura, ma contiene numerose criticità che – in assenza di correttivi – renderanno impossibile raggiungere il target.  

Il Decreto dovrebbe indicare criteri efficaci per definire le aree idonee, non introdurre limiti restrittivi all’utilizzo delle stesse.  

Invece, alcuni criteri sono troppo restrittivi, altri sono vere e proprie limitazioni alla realizzazione degli impianti che vanno, a nostro avviso, oltre le competenze della materia oggetto di Decreto.  

Per lo sviluppo del fotovoltaico e l’agrivoltaico individuiamo le seguenti gravi criticità.  

Secondo l’attuale DM, definita come idonea un’area, solo il 10% di quell’area può ospitare un impianto fotovoltaico tradizionale, e solo per il 20% l’area può essere dedicata all’agrivoltaico. In base a questi principi, gli operatori dovrebbero acquisire diritti su aree 5 o 10 volte più ampie rispetto alle aree che effettivamente servono per gli impianti.  

L’attuale bozza del DM presenta criticità gravi anche per l’eolico

Secondo l’attuale bozza di DM, sono idonee ad ospitare impianti eolici solo le aree che hanno una ventosità tale da garantire 2.250 ore annue di producibilità. È un valore troppo elevato, e, a nostro avviso, è un errore considerare la producibilità come un criterio per definire le aree.   

Mentre in Italia si rischia di non fare impianti eolici se non venisse tolto questo limite, in Germania, le attuali norme già prevedono un aumento della remunerazione dell’energia fino al +30% in caso di minor ventosità.   

Il Decreto prevede che la distanza minima (buffer) tra i beni sottoposti a tutela e gli impianti eolici di 3 km possa aumentare fino a 7 km nel caso di beni culturali identificati come “di pregio”. Questa estensione, se non eliminata, renderà impossibile fare impianti nella stragrande maggioranza delle Regioni.   

È fondamentale apportare questi correttivi al DM Aree Idonee, pena il blocco delle rinnovabili in Italia e mancati investimenti per 320 miliardi di euro, come stima il Piano 2030 di sviluppo del settore elettrico elaborato da Elettricità Futura. 

Data la notevole importanza che questo provvedimento assume per abilitare lo sviluppo della filiera industriale nazionale della transizione energetica e per il rilancio dell’economia italiana, siamo pronti ad un confronto con tutti i Partiti politici per risolvere le attuali criticità. 

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