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Proibito Inquinare

In occasione della mia partecipazione al festival Passepartout di Asti, ho rilasciato la seguente intervista a La Stampa.

Da tempo ci si rende conto che occorre ridurre l’inquinamento, tuttavia continuano ad esserci segnali di segno contrario. Che cosa si sta facendo?

Distinguo l’inquinamento come ciò che fa male alla salute, l’aria in particolare, dai gas clima-alteranti, che contribuiscono all’innalzamento della temperatura del pianeta. Parlando dell’Europa, la qualità dell’aria l’abbiamo un po’ migliorata. L’Italia ha però il triste primato del maggior numero di morti a causa dell’inquinamento atmosferico: 76 mila morti all’anno, venti volte più degli incidenti stradali. L’Unione Europea ha comunicato che la commissione vuole portare il limite delle emissioni dal -40 al -55 %. Solo martedì è stato deciso che il 55 non basta, occorre andare al 60%.

Che cosa significa per l’Italia?

E’ una sfida, potrebbe essere un’opportunità importante. Nel solo settore elettrico si parla di investimenti per 100 miliardi, 50 mila nuovi posti di lavoro stabili e 45 mila posti per la costruzione delle infrastrutture. Il punto debole è il nostro sistema burocratico. Si pensi che su 6 Gigawatt all’anno di rinnovabili ne produciamo uno solo. Dovremmo arrivare a 65 GW da qui al 2030, ma con questo ritmo raggiungeremo l’obiettivo in 65 anni.

E’ per questo che sul suo blog personale (www.rerebaudengo.it) ha creato il «ritardometro»?

Ho voluto individuare obiettivi che sono stati stabiliti ma disattesi. Tutti dicono che dobbiamo essere più “green”, poi quando si fanno gli impianti nascono sempre comitati del No, spesso pilotati da chi non è al governo. Non solo, nel nostro paese chi non fa le cose non viene redarguito, mentre viene colpito chi agisce. Così, nel dubbio, non si fa nulla. C’è qualcosa che non va. Ora con il Recovery Fund abbiamo un’occasione unica, una parte consistente va impiegata nella riqualificazione energetica.

Ad Asti abbiamo conosciuto sua moglie Patrizia Sandretto, che nel 2016 allestì una mostra della sua collezione di gioielli a Palazzo Mazzetti. Quali sono i suoi rapporti con la città?

La mia famiglia discende dalla famiglia De Regibus, già attestata nel Medioevo. Ho fatto ricerche e sono risalito fino a Rolando e Sifrone. Di recente ho ricomprato la torre de Regibus, all’angolo fra corso Alfieri e via Roero e stiamo lavorando con la Soprintendenza per renderla pubblica e ospitare arte contemporanea, la nostra passione. L’ho riscoperta proprio in occasione della mostra di mia moglie e mi è venuta l’idea di recuperarla. Sono originario di Viatosto, borgo per cui ho sfilato al Palio da giovane. Asti è sempre nel mio cuore, ma ci vengo troppo poco. Anche per questo ho accettato l’invito di Passepartout con entusiasmo.

Questo articolo è stato pubblicato su La Stampa del 9.10.2020

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