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Una Strategia Energetica Nazionale Lontana Dall’Europa

La Strategia Energetica Nazionale (SEN) attualmente in consultazione riveste un’importanza particolare in quanto costituirà la base per l’elaborazione del Piano Nazionale Energia e Clima. Questo documento, che sarà presentato a gennaio 2018, dovrà definire e descrivere le misure di politica per raggiungere gli obiettivi stabiliti nell’ottobre 2014 dal Consiglio Europeo nel Quadro per l’Energia e il Clima al 2030, confermati dalla COP21 di Parigi e ripresi dal Clean Energy Package a novembre 2016.

Il quadro europeo al 2030 si prefigge lo scopo di individuare i punti della traiettoria che dovrebbe condurre l’Europa al raggiungimento del target di riduzione delle emissioni climalteranti dell’80-95% nel 2050. Sotto questo punto di vista, dunque, pesa l’assenza nella SEN di un approfondimento sulla coerenza del percorso proposto nel documento in consultazione con l’obiettivo UE di lungo periodo. Un ampliamento dell’orizzonte temporale permetterebbe di valutare l’efficacia dei target intermedi al 2030, in particolare per quanto riguarda la quota di rinnovabili sui consumi elettrici. In questa prospettiva, il target individuato nella SEN del 48-50% al 2030 è lontano dalla quota del 57-65% raccomandata dalla Commissione Europea nella 2050 Energy Roadmap. La decarbonizzazione del sistema energetico nazionale dovrà necessariamente far leva su una maggiore elettrificazione dei consumi. Tuttavia, quest’ultima dovrà essere accompagnata da un incremento costante e parallelo dell’apporto di energia rinnovabile nel mix di generazione.

Consapevole dell’importanza del proprio ruolo, il settore elettrico ha promosso un confronto interno per offrire il proprio contributo all’elaborazione della SEN, con l’auspicio che la sua pubblicazione promuova scelte politiche coerenti. Fornire al mercato i giusti segnali sarà fondamentale per attrarre gli investimenti necessari a rispettare gli impegni presi a Parigi per contrastare il cambiamento climatico. Alcuni recenti provvedimenti hanno modificato retroattivamente le regole del gioco, allontanando gli investitori e compromettendo la fiducia nel Paese. Mi auguro che la SEN costituisca un quadro di riferimento certo e stabile, forte del sostegno di questo Governo e di quelli a venire.

Less is more: l’efficienza energetica nella SEN

Le misure a sostegno dell’efficienza energetica hanno il grande vantaggio di perseguire contemporaneamente i tre macro-obiettivi di competitività, sostenibilità e sicurezza. Per questo motivo ritengo poco ambizioso l’obiettivo del 30% di efficienza energetica al 2030, alla luce del fatto che il consumo di energia primaria nel 2015 è stato di 150 Mtep, valore già inferiore ai 153 Mtep corrispondenti all’obiettivo del 30% per il 2030 (vedi figura):

* Elaborazione su dati Eurostat

Di conseguenza, anche in considerazione dell’obiettivo di risparmio annuale dell’1-1,5% a carico di distributori e società di vendita al dettaglio (prolungamento degli obblighi di cui all’art. 7 direttiva 2012/27/UE, come proposto dal Clean Energy Package), l’obiettivo di efficienza energetica al 2030 andrebbe innalzato al 35% e espresso in termini di riduzione dell’intensità energetica primaria, al fine di tener conto dell’effetto determinato dal previsto incremento del PIL nell’arco temporale considerato.

Giustamente, la SEN pone l’accento sull’opportunità di dare la precedenza agli interventi volti a favorire l’efficienza energetica nel settore residenziale, dove si concentrano i margini più ampi di riduzione dei consumi. Allo stesso tempo, più della metà delle emissioni d’inquinanti atmosferici (NOx, NMVOC, SOx, NH3, PMx, TSP, BC, CO) è riconducibile al settore del riscaldamento, la cui componente residenziale è maggioritaria. Il basso livello di qualità dell’aria è una “emergenza strutturale” che interessa soprattutto le città del bacino del Po e che provoca ogni anno un pesante tributo in termini di costi sanitari e economici.

Leggo con favore che la SEN dichiara di voler favorire le iniziative per l’efficienza che presentano il miglior rapporto costi/benefici. In questo senso, la cogenerazione e microcogenerazione ad alto rendimento alimentata a metano (e in prospettiva biometano) persegue contemporaneamente gli obiettivi di efficienza energetica e di miglioramento della qualità dell’aria. Come già ho avuto modo di evidenziare, andrebbe dunque facilitata la diffusione di questa tecnologia in ambito residenziale, prevedendone l’inclusione nei meccanismi di sostegno all’efficienza energetica e concedendo l’estensione della microcogenerazione a clienti multipli nei Sistemi Efficienti di Utenza.

Più rinnovabili nella SEN

L’obiettivo proposto dalla SEN per le energie rinnovabili al 2030 è del 27%. L’Italia può e deve essere più ambiziosa, puntando per il 2030 a una quota di rinnovabili del 35% sui consumi energetici finali e del 55% sui consumi di elettricità. Tale obiettivo ci collocherebbe in una traiettoria più coerente rispetto al raggiungimento dell’obiettivo al 2050 di riduzione delle emissioni climalteranti.

È fondamentale dunque che la SEN favorisca il rinnovamento degli impianti. Il parco rinnovabili esistente è un importante asset strategico; per mantenerlo competitivo è necessario eliminare ogni forma di cambiamento retroattivo, semplificare gli iter autorizzativi, promuovere i Power Purchasing Agreement con meccanismi e contingenti dedicati e creare un quadro chiaro e stabile di norme sul repowering.

Si può e si deve fare di più anche per promuovere le rinnovabili termiche. Una maggiore penetrazione delle rinnovabili nei consumi termici è una leva efficace per conseguire gli obiettivi di decarbonizzazione e d’indipendenza energetica. Per questo motivo andrebbe sostenuta fino al raggiungimento del target del +10% al 2030 (come previsto dal Clean Energy Package), prevedendo al contempo un inseverimento sui limiti di emissioni nocive per i sistemi dedicati alla combustione delle biomasse.

La SEN prospetta un significativo ridimensionamento del contributo delle bioenergie, poco coerente con il potenziale del settore e i princìpi dell’economia circolare, fatti propri dall’Unione Europea attraverso il relativo pacchetto legislativo adottato dal Parlamento Europeo il 14 marzo 2017. Per salvaguardare l’apporto delle bioenergie, andrebbe promossa la produzione di biometano e facilitato sia il suo utilizzo nel settore trasporti, sia l’immissione in rete. Un primo positivo passo in tal senso potrebbe arrivare con la pubblicazione dell’atteso nuovo decreto per l’incentivazione del biometano e l’aggiornamento delle direttive per la connessione degli impianti di biometano alla rete, previsto per il 31 luglio 2017.

Questo articolo è stato pubblicato su Qualenergia.

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